domenica 7 marzo 2010

The Hurt Locker (2008)



di Kathryn Bigelow
con Jeremy Renner, Anthony Mackie, Brian Geraghty, Guy Pearce, Ralph Fiennes, Evangeline Lilly

Due parole vale la pena spenderle anche per The Hurt Locker, altro film favorito (e maggiormente candidato) per gli Academy Awards. Due parole, in quanto l'argomento è troppo complesso per essere trattato approfonditamente, non dal punto di vista cinematografico ma per la valenza di questo film nel panorama dell'intrattenimento. The Hurt Locker è un film duro, a partire dalla tecnica registica e dalla fotografia, che si pongono l'obiettivo di descrivere in modo assolutamente oggettivo un episodio, una storia, ma anche una Storia con la S maiuscola, che la retorica inevitabilmente svuoterebbe. Il protagonista è un artificiere dell'esercito statunitense all'opera in prima linea in Iraq, e la macchina da presa segue in maniera neutra, ma per questo ancora più intensa, le sue esperienze, la sua vita sempre appesa ad un filo, sempre a pochi metri o centimetri da ordigni micidiali che, nell'intenzione di chi li ha costruiti, servono soltanto ad uccidere. Un'esistenza, la sua, che abbandona ogni ideale e speranza di divenire migliore, ma che, alla fine, scoprirà imperniata sul valore civile, oltre che militare. Ma The Hurt Locker non è solo la storia di un uomo, è la storia di molti uomini, infatti il protagonista è soltanto un sostituto dell'artificiere che prima di lui lavorava nella medesima squadra, ma che è rimasto sul campo; è la storia di un'ossessione, al guerra, che non permette a chi l'ha vissuta di dimenticarsene una volta tornato in patria, ma è come in un tunnel senza uscita, da cui non si vuole uscire, ne' si può. Dopo l'Iraq, vuole dirci la regista, non esiste più nulla, se non un'altra guerra, ed è meglio tornare sul campo di battaglia che combattere contro se' stessi.

Da un punto di vista prettamente cinematografico, come già detto, domina un desiderio di realismo, forse di iper realismo, smorzato solo in una parte insignificante da un'attribuzione di passate epiche gesta al protagonista di gusto tutto americano e da una parte di pur esile sentimentalismo. E' dunque necessario un pur accennato confronto con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, da cui è sicuramente debitore dal lato artistico: se in quest'ultimo film l'iperrealismo portava ad una tensione esasperata del concetto, della storia e dei personaggi, producendo un capolavoro, in The Hurt Locker questo fallisce, ma non in senso assoluto, solo in relazione ad una visione da parte di chi, come noi, non sia appartenente al popolo americano e a tutte le sofferenze sotterranee che ha vissuto negli ultimi anni. Questo non significa che non si possa trovare in quest'opera un qualche messaggio o sentimento in cui possiamo ritrovarci, ma sicuramente che chiunque ha acclamato, e acclamerà sinceramente questo film come un capolavoro pur non essendo americano, opererà una forzature intellettuale che deve essere considerata artificiosa.

Giudizio: 6,5/10


Aggiornamento 08/03: Curiosità : Con la poco sorprendente vittoria dei due Oscar più ambiti (Film e regia) e di altri quattro di The Hurt Locker entra a far parte della storia dell'entertainment cinematografico anche Gears of Wars, con cui si consuma nel film uno dei pochi momenti ricreativi per i soldati.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

almeno il voto che gli hai dato è inferiore a quello di avatar...è già qualcosa

David ha detto...

Il nome plz. Comunque ovviamente il voto è in base al ragionamento della recensione, quindi se è ingiustificato un 9 di un critico italiano non lo è quello di un americano.

lawliet ha detto...

sinceramente da un film che ha vinto ben sei oscar mi sarei aspettato di più, l'unico merito riconoscibile è l'aver portato sul grande schermo una realtà che si conosce poco, con le sue paure, preoccupazioni e pericoli...ma dal punto di vista cinematografico risulta debole:la storia non è un granchè,attori non molto espressivi,un utilizzo dello zoom che sembra una ripresa amatoriale(certamente non da oscar per miglior regista) e una tensione che non raggiunge mai un'apice,che non riesce a trasmetterti il senso di pericolo e l'adrenalina che le scena(di disinnesco delle bombe) dovrebbe suggerire...
6,5 come valutazione va anche troppo bene