mercoledì 29 ottobre 2008

Vogliamo anche le rose (in pillole)



Anita caprioli in questo documentario si serve di tre diari per ricostruire la situazione di un'Italia che è stata, e che forse è stata dimenticata. Il film poi si articola, attraverso un grandioso apparato di filmati d'archivio montati con grandissima abilità, in modo da riuscire fruibili anche al più disattento degli spettatori, grazie anche all'infinita quantità di spunti di riflessioni che emergono quasi spontaneamente qua e là. Non pensiate che sia uno di quei documentari che vanno tanto di moda oggi, come quelli d'inchiesta alla Micheal Moore, estremamente lucidi e fissati su ciò che vogliono vedere: qui a farla da padrona è l'atmosfera che con grande maestria è stata ricreata, attraverso le emozioni, le lotte, le ideologie, le contraddizioni di un'Italia così vicina ma così lontana. E, come ci è ricordato nei titoli di coda, non è ancora finita.

mercoledì 15 ottobre 2008

I Simpson - il film (recensione)



I Simpson - il Film (2007)
di David Silverman

Simpson o non Simpson?

Homer, non obbedendo all'ordine di Marge, scarica i rifiuti prodotti dal suo maiale nel lago già al limite della sopportazione. Il Governo degli Stati Uniti decide così di isolare Springfield sotto una cupola trasparente, ma la famiglia Simpson cercherà in tutti i modi di salvare la loro amata città.

La famiglia più famosa della televisione arriva al cinema dopo quasi vent'anni di programmazione regolare: ma quanto ha mantenuto del suo spirito?
L'approccio a questo film può essere vario, e dipende fondamentalmente dalla conoscenza dello spettatore dalla serie TV creata da Matt Groening.
Io distinguerei tre tipi di persone che si accingono a guardare questo film: chi non ha praticamente idea di cosa siano i Simpson, chi ha visto qualche episodio e sa di cosa si tratta, e chi può dire di conoscere bene le serie, gli appassionati insomma.
Il primo tipo, quello formato da chi non sa cosa siano i Simpson, troverà sicuramente questa trasposizione divertente, e 'scoprirà' che questo cartoon è più irriverente e senza peli sulla lingua di quanto pensassero (posizione di gran parte della critica).
Anche gli spettatori medi troveranno questo film divertente, piacevole ma sapevano già dell'irriverenza sopra citata.
Gli appassionati, di cui io purtroppo mi ritrovo a far parte, resteranno senza dubbio con l'amaro in bocca. Nonostante i grandi nomi che hanno lavorato al progetto, dallo stesso Groening a L. Brooks, sceneggiatore degli episodi, il risultato è molto scarso, se paragonato ovviamente alla serie TV.
Molto di questo film si riesce a comprendere se lo si vede sia su un grande schermo sia su uno schermo televisivo: se al cinema le emozioni non mancano, date soprattutto dalle azioni spettacolari accompagnate da un'eccellente realizzazione tecnica, in TV gli sbadigli non mancano; la mancanza di un contenuto è agghiacciante, con un risultato finale di assoluta superficialità.
E' chiaro che pochi hanno notato questo, pochissimi si sarebbero aspettati qualcosa di diverso da un cartone animato americano, e moltissimi, a torto, hanno visto questa vacuità come se il film fosse un episodio tv più lungo. In realtà in un singolo episodio da poco più di venti minuti c'è molta più sostanza dell'intero film.
La motivazione comunque è tutt'altro che oscura, è anzi evidente già dalla primissima scena del film, in cui Grattachecca e Fichetto, gatto e topo, se le danno di santa ragione: al contrario degli episodi TV è stato censurato il sangue. Da buona tradizione americana è stato trasformata un'opera di critica sociale, a volte per nulla lieve, in un'opera ipercommerciale che deve essere per forza adatta a tutti, grandi e piccini, e non deve assolutamente urtare la sensibilità di nessuno, perdendo la capacità di far riflettere ( si ricordi che i Simpson sarebbero di ideologia apertamente democratica).
Come già detto, comunque, la realizzazione è molto curata, il film a volte diverte e anche i più appassionati ritroveranno un po' di auto-citazionismo (ad esempio quando viene mostrato il confine di Sprinfield con Stati americani che non confinano tra loro). Alla fine però questi non sono i veri Simpson, sono un surrogato buonista e annacquato.
Voto: 6,5

mercoledì 8 ottobre 2008

Non Pensarci (recensione)



Non Pensarci (2007)
di Andrea Zanasi con Valerio Mastandrea

Il Vecchio Nuovo

Stefano Nardini è un chitarrista rock che a trentasei anni non è ancora riuscito a sfondare, e quando trova la sua ragazza, nell'appartamento di lei, con un altro, non ha posto dove andare, e si vede costretto a tornare dalla sua famiglia, che vive a centinaia di chilometri a Nord da lui. Ovviamente qui troverà che le cose sono tutt'altro che tranquille, e cercherà di risolvere i vari problemi con il fratello, la ditta sull'orlo del disastro, i genitori, la comunità.

Dopo aver letto una trama del genere, chiunque penserebbe alla solita minestra fatta di drammi personali, crisi di coppia (presenti), e qualsiasi altra cosa che il cinema italiano non esita a darci in continuazione. Su questo torneremo dopo. Molti critici hanno addirittura acclamato questo film, definendolo 'una boccata d'aria fresca', addirittura una novità; questo si giustifica nel fatto che non stiamo parlando di un film drammatico, o d'autore, ma di una commedia bella e buona ( inizio tragico, conclusione abbastanza positiva e personaggi 'classici', come la prostituta fonte di gag).
Il grande pregio di questo film sta proprio qui, in una forma estremamente fruibile a tutti i livelli, da un pubblico casuale a un più raffinato cinefilo. Ritmo estremamente serrato, tempi azzeccati alla perfezione (non è poco), situazioni molto divertenti e dopotutto mai banali, momenti più sentimentali. Troviamo poi attori che raramente sono così a loro agio in una commedia, mai stonati o sopra le righe, di buona caratterizzazione (se escludiamo alcune macchiette, che compaiono solo poche volte per fortuna): la recitazione, insomma, è più che convincente.
Non esito a dire che questo film è sicuramente una delle migliori commedie italiane degli ultimi anni. Qui, però, mi sorge una domanda: è questo un pregio? Ora spiego: questo film, visto da appassionato, mi ha lasciato un certo amaro in bocca. Non per la qualità, certamente discreta, quanto vedendolo nel contesto: desolante, a parte qualcosa di Soldini in Italia non c'è una commedia che non sia uno pseudo-Moccia o uno pseudo- De Sica (salvo rarissime eccezioni, come Pranzo di Ferragosto), difficile, troppo, trovare qualcosa di convincente nel panorama del brillante, se escludiamo quei film d'autore che un po' della commedia hanno, ma non si possono definire di questo genere.
Adesso torniamo al primo punto, che giustifica il discorso fin qui fatto: la trama non è certamente innovativa, e purtroppo la seguono a ruota i contenuti: tutto già visto, già masticato e rimasticato, dal tema della crisi della ditta, all'abusatissima crisi matrimoniale, al protagonista malvisto da qualcuno perchè lavora lontano, all'amico fuori di testa. Il regista ha anche cercato di sottolineare il problema dell'artita non riconoscito come professionista, ma a mio avviso in modo fallimentare e alquanto forzato.
Emblematicon el film è il personaggio del giovane politico, che ad un cert punto sfoga le sue frustrazioni: voleva cambiare le cose, lui, ma scopre di non aver nessun potere. La parbola del film: pensava di poter cambiare almeno qualcosa, ma è stato insufficiente.
Voto: 6/10

P.S.: questa recensione sembra una stroncatura, in quanto ho dato troppa enfasi a difetti appena percettibili, e ad elementi che poco interessao il pubblico medio. Anche per questo il voto sembra forse troppo alto. La prossima volta cercherò di essere più equilibrato.

sabato 4 ottobre 2008

Sulla (giusta) scelta di Gomorra per gli Oscar 2009



“Gomorra”, il film di Matteo Garrone tratto dal best seller di Robert Saviano, è stato designato dall’Anica a rappresentare l’Italia agli Oscar. Sarà l'Academy di Los Angeles a decidere, il 22 gennaio, quale film straniero sarà effettivamente candidato all’Oscar. AGI

Come avete letto qui sopra, Gomorra di Matteo Garrone, ma forse è più giusto dire di Saviano, è stato scelto per rappresentare l'Italia all'edizione degli Academy Awards 2009. Ovviamente non è ancora detto se entrerà effettivamente nella rosa dei candidati reali (ricordo che nel 2007 sono stati vagliati 61 titoli e che solo 9 sono stati scelti). Se avete visto il film non potrete sicuramente aver fatto a meno di riflettere su questa notizia: la domanda più ovvia da porsi è se sia questo il film giusto per rappresentarci e rappresentare il cinema nostrano.
Io dico subito cosa penso, poi spiegherò: secondo me è stata una scelta azzeccata, sono sostanzialmente d'accordo.
L'unica critica che si può muovere è sull'italianità del film nel senso più stretto del termine: è chiaro che Gomorra nella sua impostazione di base non rientra nella media dei film italiani, sotto alcuni punti di vista. Non è ambientato in una situazione alto-borghese, non tratta di drammucci personali che assumono dimensioni epiche, non è patinato, e questo lo distingue nettamente da quello che nostro cinema, con alcune eccezioni, ci offre quotidianamente.
Questo è il punto. Non possiamo neanche lontanamente pensare che quello detto sopra sia un difetto, o di svantaggio nell'ambito della competizione, bensì dà una marcia in più a Gomorra.
Veramente pochi l'hanno notato, ma Gomorra è un prodotto impostato per una fruizione altamente internazionale: il premio vinto a Cannes ne è una prova evidente.
Gomorra non è un film strettamente corale, alla Altman, ma non può neanche essere definito a episodi singoli: Hollywood ha ricominciato ad apprezzare una struttura del genere, ricordiamo Crash di Haggis e i film di Inarritu, che hanno vinto valanghe d'Oscar.
Mancano poi i consueti dialoghi sterminati e sterili (anche se a volte piacevoli) dei 'soliti' film italiani, in favore di una buona dose d'azione e sangue che al pubblico non dispiace mai, soprattutto se americano; infine, la cosa più importante: parla di Mafia, della mafia italiana, quella di cui tutti (sto parlando di un pubblico internazionale) vogliono sentir parlare e quella che noi italiani così raramente raccontiamo. Sebbene consideri Gomorra un film abbastanza buono, qualitativamente, e niente di più penso che abbia dei presupposti più che validi per poter competere agli Oscar, e per avere un successo internazionale.

AGGIORNAMENTO 08/12/2008:
Gomorra di Matteo Garrone domina gli Efa, gli European Film Awards, conquistando i premi più prestigiosi: miglior film europeo, miglior regia, miglior sceneggiatura (Maurizio Braucci, Ugo Chiti, il neo-regista di "Pranzo di Ferragosto" Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso e Roberto Saviano, l'autore di questo best-seller sulla camorra), miglior fotografia di Marco Onorato e miglior attore, Toni Servillo. Quest'anno è lui Il Divo, per dirla con il titolo del film di Paolo Sorrentino (che era pòure in corsa), nel quale sempre l'attore napoletano è protagonista. [da l'Unità]