sabato 6 febbraio 2010

Avatar (2009)



di James Cameron
con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Giovanni Ribisi

Jake Sully, ex marine in sedia a rotelle, viene ingaggiato per manovrare un Avatar di Na'vi, popolazione indigena aliena, per convincerli a lasciare il loro luogo d'origine. Ma ben presto si unirà alla causa Na'vi e combatterà contro la sua stesa gente.

Avatar è stato pubblicizzato, e quindi successivamente acclamato, come il film che avrebbe riportato le grandi masse al cinema, con l'introduzione della tecnologia 3D IMAX su vasta scala, e come il film il che avrebbe rivoluzionato definitivamente questo mondo. Per prima cosa bisogna ricordare che la tecnica stereoscopica approda al cinema nel lontano 1922, che il periodo d'oro della terza dimensione è stato a metà degli anni cinquanta e che fino agli anni Ottanta furono presentati prodotti di questo tipo. Non dimentichiamoci poi che la qualità di un film non è proporzionale agli effetti speciali (vedi, tra i molti, La guerra dei mondi di Spielberg).Tutto ciò non significa comunque che la tecnica e gli effetti speciali donino ad Avatar molta godibilità, e, perché no, anche una buona dose di sano divertimento.Oltre a questo, James Cameron si è confermato come un cineasta dalle grandi doti. Riesce perfettamente nel suo intento di creare un mondo, Pandora, in cui lo spettatore riesca a perdersi con lo sguardo, e addirittura a stupirsi, nell'avanzare delle situazioni e degli eventi coordinati in modo impeccabile in modo da non far perdere un colpo al ritmo. Avatar è un film semplice, e non necessita di discorsi lunghi e/o complicati. I Na'Vi sono il corrispondente dei nativi americani, e il messaggio di fondo, come accade troppo spesso, snaturandolo, è ecologista. Pandora è l'unico elemento veramente notevole oltre alla bravura del regista (il bestiario e la vegetazione, lo ripeto, sono realizzati ottimamente), e poco importa alla fine se la trama è troppo semplice e sfocia nel banale, e se i personaggi hanno meno profondità delle bestie di Pandora (infatti il personaggio migliore è quello più piatto, il comandante cattivo); Avatar resta un buon film che si riesce ad apprezzare anche ad ulteriori visioni oltre alla prima.
Due cose da segnalare: la prima è l'importanza effettiva del 3D nelle dinamiche del film (se, cioè, sia veramente necessario); la seconda è la spudorata copiatura di elementi tratti dal mondo dei videogiochi per creare alcuni elementi (le granate sono due granate di Half Life 2 incollate, alcuni mezzi volanti sono ripresi fedelmente dalla saga di Halo, in particolare il secondo capitolo, gli animali sia terrestri che volanti che si fanno cavalcare ricordano troppo le mount di World of Warcraft, poi, più in generale, uno stile fantascentifico evolutosi fuori dal cinema).
Giudizio numerico: 8--

P.S.: Il più diretto 'concorrente' di Avatar nei suoi punti cruciali ,effetti speciali e affluenza nelle sale, è Star Wars (1977), il quale , secondo mia opinione, è più innovativo nel primo punto, e, secondo i numeri, è stato più magnetico nel secondo punto.

giovedì 4 febbraio 2010

La rabbia di Pasolini (2008)


Introduzione di Giuseppe Bertolucci (2’)
Materiale inedito dell’archivio dell’Istituto Luce (16’)
La Rabbia (edizione del 1963, 53’) del Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo
Appendice: L’aria del tempo (12’).
Durata totale: 83’

Pasolini disse, parlando de 'La Rabbia': “un saggio polemico e ideologico sugli avvenimenti degli ultimi dieci anni. I documenti sono presi da cinegiornali e da cortometraggi e montati in modo da seguire una linea cronologica ideale, il cui significato è un atto di indignazione contro l’irrealtà del mondo borghese e la sua conseguente irresponsabilità storica. Per documentare la presenza di un mondo che, al contrario del mondo borghese, possiede profondamente la realtà, ossia un vero amore per la tradizione che solo la rivoluzione può dare”. Ma il film non fu questo, o almeno lo fu solo in parte, in quanto la produzione impose che fosse Guareschi, illustre esponente dell'intellighenzia di destra, a curare il primo episodio. Pasolini si sentì tradito. Questa versione del 2008 attraverso un attento lavoro filologico riuscì a ricostruire la prima parte (16') come, in teoria la avrebbe pensata Pasolini, e aggiunge in appendice 'L'aria del tempo', un'interessantissima raccolta di documenti video dell'epoca che dimostrano come la campagna mediatica contro l'intellettuale di sinistra fosse quanto mai aspra.
Tutta questa operazione non può però mancare di sollevare qualche dubbio: perché restaurare un film semi-sconosciuto (all'epoca fu ritirato subito dalle sale) togliendo una parte essenziale, come l'episodio di Guareschi? Per riportare in vita l''originale'? Ma non è l'originale quello uscito in sala? Non si rischia così di rendere estremamente difficoltosa la distribuzione della versione uscita nelle sale? Non puzza tutto, in ultima analisi, di un'operazione ideologica? Ai posteri l'ardua sentenza.
Riguardo al film in sè, è un collage di documenti degli anni del dopoguerra, con una visione spesso pessimistica della situazione globale. L'ideologia di Pasolini si vede parecchio invecchiata, e in alcuni tratti assolutamente antiquaria (si pensi alla scena in qui osanna i villaggi sovietici, in cui i contadini sono contenti di lavorare e possono godere liberamente dell'arte), ma tutto sommato qualche massima universale si può ricavare, oltre che un buon valore documentario.
Da antologia l'emozionante ricordo di Marilyn Monroe.