giovedì 4 febbraio 2010

La rabbia di Pasolini (2008)


Introduzione di Giuseppe Bertolucci (2’)
Materiale inedito dell’archivio dell’Istituto Luce (16’)
La Rabbia (edizione del 1963, 53’) del Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo
Appendice: L’aria del tempo (12’).
Durata totale: 83’

Pasolini disse, parlando de 'La Rabbia': “un saggio polemico e ideologico sugli avvenimenti degli ultimi dieci anni. I documenti sono presi da cinegiornali e da cortometraggi e montati in modo da seguire una linea cronologica ideale, il cui significato è un atto di indignazione contro l’irrealtà del mondo borghese e la sua conseguente irresponsabilità storica. Per documentare la presenza di un mondo che, al contrario del mondo borghese, possiede profondamente la realtà, ossia un vero amore per la tradizione che solo la rivoluzione può dare”. Ma il film non fu questo, o almeno lo fu solo in parte, in quanto la produzione impose che fosse Guareschi, illustre esponente dell'intellighenzia di destra, a curare il primo episodio. Pasolini si sentì tradito. Questa versione del 2008 attraverso un attento lavoro filologico riuscì a ricostruire la prima parte (16') come, in teoria la avrebbe pensata Pasolini, e aggiunge in appendice 'L'aria del tempo', un'interessantissima raccolta di documenti video dell'epoca che dimostrano come la campagna mediatica contro l'intellettuale di sinistra fosse quanto mai aspra.
Tutta questa operazione non può però mancare di sollevare qualche dubbio: perché restaurare un film semi-sconosciuto (all'epoca fu ritirato subito dalle sale) togliendo una parte essenziale, come l'episodio di Guareschi? Per riportare in vita l''originale'? Ma non è l'originale quello uscito in sala? Non si rischia così di rendere estremamente difficoltosa la distribuzione della versione uscita nelle sale? Non puzza tutto, in ultima analisi, di un'operazione ideologica? Ai posteri l'ardua sentenza.
Riguardo al film in sè, è un collage di documenti degli anni del dopoguerra, con una visione spesso pessimistica della situazione globale. L'ideologia di Pasolini si vede parecchio invecchiata, e in alcuni tratti assolutamente antiquaria (si pensi alla scena in qui osanna i villaggi sovietici, in cui i contadini sono contenti di lavorare e possono godere liberamente dell'arte), ma tutto sommato qualche massima universale si può ricavare, oltre che un buon valore documentario.
Da antologia l'emozionante ricordo di Marilyn Monroe.

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